Nato nel 1978 a Piacenza, Zucconi intraprende la propria ricerca artistica già dal ’90, quando inizia la collaborazione carrarese con il laboratorio Corsanini e con l’Officina Martello di Broni. Sono anni in cui lo studio della tecnica e la passione per Michelangelo lo portano a soluzioni estetiche poderose, che saranno protagoniste della prima personale organizzata da Piero Molinari all’Università Cattolica di Piacenza nel 1998. Nel successivo decennio si impegna, oltre che in un’oculata attività espositiva, nella realizzazione di grandi monumenti pubblici. Summa di questo periodo, la personale del 2007 curata da Alain Toubas e Flavio Arensi nella Pinacoteca del Castello Visconteo di Legnano, dove in piazza San Magno espone la gigantesca legione.
Da quel momento la scultura monumentale interessa sempre meno a Zucconi, che vira la propria ricerca verso una scultura più intimista e meditativa basata sull’interpretazione individuale del mito classico, tanto che alla fine del 2007 inventa la tecnica kenoclastica[1]. i risultati di quella “sofferta distruzione, svuotamento e ricostruzione di una scultura (e di se stessi)” vengono presentati da Rudy Chiappini nel 2010 in una “scandalosa”[2] personale nel Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano.
Dopo Edipo e dopo la cena in emmaus di cadaveri esposta alla Biennale di Venezia del 2011, sentendo esaurita la vena mitologica e religiosa, senza più filtri Zucconi spinge profondamente la sua ricerca nelle zone d’ombra dell’uomo contemporaneo. mentre la sua scultura si fa sempre più “brutale e sporca”, inizia una serie di collaborazioni trasversali che lo porteranno dai Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza per la cura di Elena Percivaldi al Museo dell’Opera del Duomo di Prato per la cura di Luca Beatrice, fino a contaminazioni con la moda, la musica, la fotografia e la video arte. Importanti in questo periodo le collaborazioni con Mustafa Aabbagh, con il quale concepisce progetti comuni di scultura e videoinstallazione a Porto (Portogallo) e a Milano in occasione di “Hot”, sempre a cura di Beatrice. Da questo momento, stratifica e completa la sua ricerca artistica affiancando alla scultura la performance, il video e soprattutto la fotografia nel progetto in progress “Cenere”.
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